Recentemente è uscito “Che io ci aiuti”, le riedizione dell’album “Che io mi aiuti” di Bresh. Questo lavoro, che colpisce e sorprende, ci ha dato alcuni spunti per l’intervista a Bresh stesso che trovate di seguito.
Nonostante il pronome cambi dal singolare al plurale, i pezzi di “Che io ci aiuti” sono molto personali. Cosa significa il cambio del titolo?
“Che Io Ci Aiuti” nasce dal periodo post lockdown, è stato scritto in quel periodo, da me stesso sono passato agli altri perchè ovviamente è stato un evento che ci ha fatto capire l’importanza dei rapporti umani e della solidarietà. Mi ricorda molto quella frase “Per salvare il mondo devi prima salvare te stesso”, diciamo che è il momento giusto per usare il plurale.
“Che io ci aiuti” si apre con il viaggio intercontinentale di “Spazio”. L’immaginazione può essere più importante della realtà per un artista?
L’immaginazione deve essere più importante della realtà per un artista, perchè l’arte arriva sempre oltre la realtà. Spazio racconta di questo mondo che ci sta stretto e della natura che incomincia a riappropriarsi dei suoi spazi.
In “Disorential Express” dici di avere sotto i piedi dei binari pieni di deviatoi. Quale punto d’arrivo sogni, in questo momento, per il tuo percorso?
Non ho obbiettivi, spero di riuscire a trasmettere emozioni a più persone possibili, spero che le mie parole tocchino nel profondo chi le ascolta e di riuscire a vivere di musica.
Come mai hai deciso di reinterpretare “No Heroes” cambiandone l’atmosfera e gli strumenti?
“No Heroes” è stata cambiata grazie a Marco Zangirolami, nei vecchi master provò il pianoforte ma non potevamo tenerlo per non stravolgere il tappeto sono del brano, ci siamo detti di riprovare in futuro. Ora è arrivato il momento, abbiamo potuto farlo ed è stato bellissimo, soprattutto lavorare accanto ad una figura come lui.
L’ultima traccia afferma che non hai eroi o veri riferimenti. Punti a diventare tu stesso un punto di riferimento o un esempio per i più giovani?
Perchè no? Però è una cosa a cui non voglio puntare per non compromettere la mia natura, quindi in realtà no.
Intervista di Matteo Pinamonte.
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