È uscito venerdì “THE GOAT“, il nuovo straordinario album di Polo G. Nella toccante traccia finale del disco, “Wishing for a Hero“, Polo G ha campionato la storica “Changes” di Tupac, traccia densa di significato in cui il rapper assassinato si interrogava su questioni etiche e politiche.
Il primo commento che si trova sotto questo pezzo di Tupac su Genius è proprio “still no changes” (ancora nessun cambiamento) e Polo G, a più di 20 anni di distanza, è qui a dimostrarlo. Se il rapper della Death Row Records predicava la fine della violenza in strada, l’equità e la giustizia nella sua “Changes”, “Wishing for a Hero” ci dimostra che tutto questo, purtroppo, non è ancora successo. Inoltre, la morte violenta di XxxTentacion, Pop Smoke e altri giovani artisti evidenzia che il sacrificio dello stesso Shakur non è bastato a diffondere il messaggio di amore da lui lanciato nemmeno nelle comunità afroamericane e che l’odio ancora domina le strade. Il pezzo di Polo G, carico di dolore e disperazione, racconta di amici morti, ingiustizie e in generale del lato cattivo della vita da gangsta che, spesso, viene tralasciato dai rapper. L’artista della città del vento, invece, sembra avere proprio questa missione nella sua carriera: rappresentare la persone e i loro problemi. Anche le restanti tracce di “THE GOAT” contengono queste sfumature e la tribolazione della gente nata in strada che sta cercando solo una vita migliore, aspettando quei cambiamenti prospettati da Tupac in “Changes”.
Polo G, tuttavia, non è paragonabile a Tupac solo per il suo lato sociale e per il suo voler rappresentare i quartieri. Ascoltando il recente lavoro del rapper di Chicago si possono intuire altre somiglianze tra i due. “GO STUPID” è sicuramente il banger del disco, grazie a un flow aggressivo, punchline e autocelebrazione; tutte caratteristiche riscontrabili anche nella leggendaria “Amitionz Az a Ridah” di Tupac. “Beatiful Pain (Losing my mind)” di Polo G può ricordare “So Many Tears“, altro classico di Tupac, grazie al suo contrasto tra una base leggera e un testo introspettivo e importante. “Don’t believe the Hype” di Lil Capalot, invece, condivide un’atmosfera disillusa con la title track di “All Eyez on Me“.
Tupac e Polo G sono separati da più di due decenni ma sembrano vicini, anche se la nuova leva non era ancora nata nel momento della tragica morte del collega. Divisi da più di 20 anni di evoluzione musicale, entrambi hanno sempre ricercato un sound fresco e godibile, ma senza rinunciare a contenuti importanti per farlo. Ci tengo a precisare che questo non vuole certo essere un confronto tra i due artisti, ma un modo di evidenziare le loro caratteristiche comuni. Se siete fan di Tupac e in generale del rap, non potete non conoscere Polo G.
Articolo di Matteo Pinamonte.
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