Abbiamo fatto delle domande a RollzRois, rapper milanese che ha pubblicato a fine 2023 l’interessantissimo album “To Cry In A Rolls Royce”.
“To Cry in A Rolls Royce” è chiaramente una rivisitazione di un detto comune sul bello del lusso, ma il disco racconta soprattutto di strada. Come si è venuto a creare questo particolare concept?
I concept per quanto mi riguarda sono sempre immagini che danno un contesto e un’atmosfera al progetto, spesso quando vedo cose che potrebbero essere di ispirazione me le salvo e poi in un secondo momento elaboro, in questo caso infatti la frase chiave di Patrizia Reggiani ce l’avevo da parte da prima di Make Money Like War e quando mi sono messo a scrivere per questo disco é stata una delle prime cose che ho rispolverato.
Indubbiamente quest’album rispecchia un percorso personale . Da dove arrivano le varie influenze e citazioni che sono presenti tra le liriche ?
Fa tutto parte del bagaglio culturale, tutto quello che vedo e sento quotidianamente e che mi ispira.
Un segreto per scrivere come RollzRois?
Non c’è formula, o ce l’hai o non ce l’hai.
Nei testi racconti il tuo vissuto e le tue esperienze, facendo percepire la tua attitudine. Ci sono stati degli episodi che, in particolar modo, ti hanno formato portandoti ad avere la visione che hai ora?
In generale tutto quello che fa parte del mio background e della mia storia, se parli di quello che vivi non mancano mai input
Anche la coerenza dei beat di “To Cry in A Rolls Royce” è unica. Come hai gestito il lato produzioni, considerando che alcuni brani sono creati proprio da te?
Ho raccolto quanto più materiale possibile per poi scremare e scegliere solo quello che per me era il meglio, a differenza dei dischi che ho fatto in passato per questo disco ho fatto molte sostituzioni di strumentali e riregistrato parecchi pezzi.
Quale brano di “To Cry in A Rolls Royce” è il più forte secondo te?
Palo Santo senza dubbio
In “To Cry in A Rolls Royce” ci sono anche ospiti come, per esempio, Montenero . Che rapporto hai con lui? Ti vedi come un suo erede nella scena?
Ho tantissimo rispetto per Monte, é una leggenda e soprattutto una persona vera. I nostri percorsi sono sicuramente diversi e poco paragonabili, per questo non mi sento un erede suo, come di nessun altro rapper in realtà, ad ogni modo é uno di quelli con cui mi fa sempre parecchio piacere collaborare.
Sono passati 3 anni da “Make Money Like War”. In cosa ti senti migliorato da quel RollzRois? Ascoltandolo ora, pensi che quell’album sia uno street classic?
Sicuramente é uno street classic, per me é obsoleto come ogni disco ogni volta che mi metto a lavorare su cose nuove, ma guardandolo con un occhio esterno é invecchiato abbastanza bene. Mi sento migliorato sotto tutti i punti vista, dalla scrittura alla scelta delle produzioni, il gioco é quello di superarsi costantemente.
Intervista di Valeria Giudicotti e Matteo Pinamonte
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