Con “Madreperla” finalmente tutti ascoltano il rap

Quante abbiamo sentito artisti proclamarsi dei grandi rapper, essere i migliori con le proprie barre e portare rap mainstream di livello?
Forse troppe considerando che i pezzi di punta presentano strofe non sempre con chissà quante barre, le quali spesso son molto ritmate (oppure facendo una sorta di mumble rap per adagiare meglio il suono) e che vanno a concludersi in ritornelli aperti e cantati. Il tutto può essere quasi giustificato dal fatto che l’etichetta “rap” ultimamente sia stretta, ma dato che ad oggi ci sono diversi modi per farlo e considerando il termine musicale “pop”, come ciò che caratterizza in maggior quantità la musica del momento, allora possiamo dire che il rap può essere visto per l’appunto come il nuovo pop in ottica di “pop-rap” o “mainstream”, così facendo il modo per raccontarlo sicuramente non ci manca.


La visione semplificata del “concetto faccio Rap” può reggere per chi è un semplice ascoltatore, che non è tenuto per forza ad approfondire il genere potendo comunque ritenersi un normale fruitore di musica, sperando sia semplicemente conscio di sentire quella che è solo la punta dell’iceberg.

Lo stesso discorso non può reggere per gli addetti ai lavori e per gli artisti che ostentano un certo background musicale e carriera, considerando anche il fatto che analizzando e parlando spesso di musica si dovrebbe essere capaci di affibbiare diversi generi ad una traccia, perché se una canzone dimostra di avere più elementi specifici di determinati generi non c’è nulla di male ad accostarli fra loro, è così che nascono stampi musicali diversi (es. R&B).

Gli artisti non possono non distinguere che stanno facendo un prodotto mainstream o che perlomeno sia capace di rientrare nel “suono” di punta del momento richiamando così un bacino di utenza più ampio, usando melodie, musiche e generi che allora introducono nell’Hip Hop tanti altri mondi e soprattutto modi di fare, e può benissimo andar bene così, nessuno vuole crocifiggere chi fa “pop-rap” o qualsiasi modo si preferisce definirlo, il disappunto nasce quando questo processo non avviene genuinamente o nel voler prendersi a tutti i costi la paternità di un “prodotto” che invece richiama tutta una questione di metriche e regole, le quali senza non delineerebbero un suono specifico e riconoscibile come quello del Rap.
È molto importante capire che qui non si sta parlando di nessuna religione, meglio mettere mille prefissi o far nascere nuovi generi (R&B, Urban, drill, pop-rap, rap-mainstream) piuttosto di volersene per forza accollare solo uno, il “rap”, solo per dare un tono più veritiero a ciò che si porta all’ascoltatore.

Questo giro è per non cadere nella banale critica dell’essere puristi, nessuno vuole esserlo o darne lezioni, però forse si può richiedere un po’ di onestà intellettuale da chi si ritiene migliore degli altri, dato che ultimamente persino nelle promozioni del proprio album pur per rimanere legati ad un concetto o all’essere “Real HH” si preferisce dire ciò che non si è, addirittura si ricalcano successi del passato per poi sentire album del tutto diversi, oppure si usano tracce pre-album esclusivamente legate ad uno scenario per poi ritrovarsi canzoni marmellose… anche perché a fare tante views sono le canzoni, non l’etichetta che gli affibbiamo, se la canzone piace non sarà perché sei “doppiaH”. È creando questo tipo di illusione che nascono le critiche più acerbe o accanite che sarebbero evitabili con una sana comunicazione rendendo godibile ancora di più la fruibilità del disco al primo ascolto.

Tutta questa prefazione è per parlare di quello che è il miglior album rap mainstream uscito nei tempi più recenti, ovvero “Madreperla” di Guè che segna il potente ritorno in questo mondo di Bassi Maestro con delle produzioni eccelse. Un progetto che realmente dimostra come si può dare spazio questo genere rivelandone il suo potenziale, senza accostarlo ad ulteriori stili, bisognerà aspettare ancora un po’ per darlo come garantito, ma sicuramente lancia un segnale. Nonostante ci siano sicuramente colleghi del Guercio, i quali portano anche loro un pezzo di questo mondo nei propri dischi, l’azzardo di non mettere quelle canzoni più “studiate” lo evitano celandosi dietro scuse come la famosa “sperimentazione”, oppure il famoso “urban”, dimenticandosi come agli inizi chi si avvicinasse a queste vie veniva vessato dall’essere troppo “commerciale”.

Certamente nessuno vuole fare una critica alle intenzioni decretando che progetti più contaminati non siano una reale voglia del rapper a esplorare stili diversi o nuovi, ma è solo una narrativa sincera che può far trasparire perlomeno la genuinità di questo lato artistico, che se anche può deludere i fan di vecchia data perlomeno non li si investe da quel senso di tradimento, Marracash con il suo ultimo album “NOI, LORO, GLI ALTRI” è un esempio di come certe contaminazioni possano restare credibili e coerenti. Madreperla con le views che crescono sta rappresentando come veramente sia possibile fare Rap di livello, portarlo sotto i riflettori del grande pubblico e dimostrare che anche commercialmente parlando funzioni.

La traccia “Cookies N’ Cream” è quasi la totale rappresentazione di questo concetto, nel pezzo troviamo ANNA e Sfera Ebbasta che, a prescindere dai gusti personali, si attengono allo spirito del disco (siamo un po’ onesti e diciamoci la verità, tutti abbiamo pensato ad un ritornello ad hoc di Sfera e qualche barra di Anna intrisa di autotune, invece no), inoltre la canzone sta registrando ottimi ascolti, e non era per niente scontato senza tutta quella parte melodica che caratterizza la maggior parte delle hit dei due. Ulteriormente a confermare questa tesi è la produzione, un palese richiamo a quelle sonorità rap di inizio anni 2000, sullo stile di grandi artisti come 50 Cent e Dr. Dre, dimostrando come l’idea del disco abbia avuto la precedenza per poi arrivare sapientemente a diffondere questo album al pubblico.

Ulteriore dimostrazione di come sia una mossa vincente restare legati ad un genere senza rinunciare all’essere accattivanti per tutti è la traccia “Lontano Dai Guai”, la quale sfruttando una produzione dolce, delicata, e la voce di Mahmood, che insieme possono facilmente accogliere un pubblico più vasto, portano poi l’ascoltatore, grazie alle metriche e strofe di Guè, ad un suono e volendo cultura che il rap si porta dietro sin dalle sue radici. Madreperla è l’album perfetto per chiunque voglia avvicinarsi al rap e approfondirlo, merita per forza un ascolto da parte di tutti.

Articolo di Gabriele Coppola.

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