Spesso progetti che portano nomi di artisti che in qualche modo rappresentano il rap underground tendono a venire subito snobbati, etichettati come un qualcosa di vecchio, o non capace di catturare i nuovi ascoltatori.
DJ Fastcut è dal 2016 a dirci che non è così, e quest’anno ancora di più, questo terzo capitolo dimostra come si possa fare Rap nel 2021, portandosi dietro tutta l’anima Hip Hop di chi ci ha partecipato, dimostrando che sono proprio questi progetti a essere i più genuini capaci di trasmettere qualcosa in più oltre a della buona musica.
Dead Poets 3 è la raccolta di poesie raccontate da rapper maledetti che mettono in rima disagi e vicissitudini della società di oggi, non temendo di risultare sfacciati nei confronti dell’ascoltatore (o colleghi) con testi scritti a cuore aperto senza mai cadere nel banale, sopra produzioni a dir poco sorprendenti che hanno saputo valorizzare chiunque ci abbia rappato sopra.
Le strumentali creano lo scheletro di “Dead Poets 3” senza mai farsi sopraffare dai rapper chiamati sopra, ottenendo sempre il perfetto equilibrio fra voce e beat, dal suono più piccolo appena accennato all’incastro più dolce o dirompente. L’animo di Fastcut resta e si fa ben sentire, ma rispetto agli scorsi capitoli mi è sembrato sia riuscito a fare un disco più “aperto”, non perché dietro ci sia qualche obiettivo premeditato o studiato a tavolino. Per spiegarmi meglio prendo in riferimento “Come Un Pugno In Faccia” con Moder, Davide Shorty e Tormento, la traccia avendo parti cantate è sicuramente più accattivante per un ascoltatore medio, ma nonostante ciò l’anima hip hop del pezzo non si snatura manco per un secondo, e questo è solo grazie alla produzione che avvolge calorosamente i testi e le voci.
Tracce come “Smackdown” con Caparezza, Poche Spanne e Roy Paci sono la dimostrazione di una vecchia e nuova scuola parallele al “rap mainstream” che nonostante il passare delle mode e del tempo restano sempre, ricordandoci la loro importanza e dimostrando la loro bravura.
Altro elemento importante è sicuramente il forte legame di Fastcut coi suoi colleghi, molti di loro erano già stati presenti nei precedenti capitoli e poteva esserci il rischio di ascoltare qualcosa di già sentito, fortunatamente non è successo e questo fa solo capire la sua bravura nel creare progetti di questo tipo sapendo inoltre inserire sapientemente new entries come Caparezza, Tormento e Clementino.
Un album che merita di essere ascoltato.
Articolo di Gabriele Coppola
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