Ciao Rak e benvenuto su Rapadvisor
Come stai? Da quanto stavi lavorando a Payback?
Ciao! Bene, è un periodo importante per me e mi sento in forma 🙂
Abbiamo iniziato questo percorso nel 2021, 3 anni pieni di lavoro, ma il momento decisivo è stata l’estate del 2022, dove siamo andati in una villa a campagnano, con il mio editore Millenari, per lavorare al disco.
L’idea nasce dall’intuizione del producer del disco, Kamyar, che mi contattò insistendo per lavorare su un mio nuovo progetto. Gli devo riconoscere il merito di averci creduto anche più di me. L’obiettivo era chiaro, fare un disco Rak, ma nel 2024. Un upgrade importante che per me è stato anche una scoperta a livello artistico. Mi sono misurato con l’uscita dalla comfort zone e mi è sembrata una cosa coerente con il mio percorso umano. Forse lavorare senza grandi aspettative e per il piacere di fare musica ha aiutato, e alla fine abbiamo deciso di curare tutto nei minimi dettagli. Un vestito nuovo, su misura, comodo per quanto mi riguarda.
I testi del disco sono pieni di liriche, egotrip e tecnicismi interessanti, quando hai iniziato e come ti sei avvicinato alla scrittura e al rap?
Come ho sempre dichiarato, io nasco cultore e appassionato di questo genere. L’inizio è stato con due techinichs 1200 e una marea di vinili di rap americano. Mio fratello di sangue (Arne) mi ha fatto crescere ascoltando il meglio. Quando lui ha iniziato a produrre i primi beat, abbiamo iniziato a buttare già i nostri primi pezzi, poi è arrivato Giordy Beatz (r.i.p.) econ Vera Vita, mio primo lavoro del 2009, ho esordito ufficialmente.
Nel disco sono presenti dei featuring importanti e tra i nomi spiccano alcuni rapper storici della scena di Roma, per esempio, quello del Danno che rappresenta un punto di riferimento del rap romano… che rapporto hai con lui e come è nata l’idea di collaborare insieme?
Simone è un mio amico ma quando collaboriamo siamo super competitivi e l’amicizia, pur entrandoci, non è determinante.
Non avremmo mai fatto questo pezzo se non fossimo stati convinti entrambi di poter creare qualcosa di importante. Roma è sempre stato un contesto complicato, io la definisco la New York italiana, forse l’unica vera grande metropoli d’Italia, e ha bisogno di unione.
Per questo insieme a Kam abbiamo pensato a un pezzo che coinvolgesse 4 diverse generazioni di Roma, e con Gianni e Icaro il gioco era fatto. Io penso che Roma, se tornasse ad essere unita, potrebbe dare ancora di più nel panorama italiano. Chiariamoci, già lo fa con artisti top che abbiamo sfornato e che non hanno bisogno del mio endorsement, ma c’è una nuova generazione emergente che ha le carte in regola per arrivare e noi che veniamo da prima dobbiamo dare il buon esempio. Simone, su questo, ha sempre cercato di creare un movimento. Ogni anno ci riuniamo per Primo (r.i.p.) e partecipano veramente tutti i componenti della scena, tutti vogliono omaggiarlo e si respira un clima di unione. Penso che tornando una scena compatta possiamo divertirci e lasciare ai nuovi terreno fertile su cui crescere.
Ci sono anche altri nomi molto interessanti…cosa ti ha spinto a voler coinvolgere e unire rapper diversi tra loro in una sola traccia significativa come “Svegliarsi a Roma”?
Ti ho risposto nella precedente, ma voglio fare una precisazione. Il conflitto generazionale qui è sempre stato IL TEMA. Ecco, secondo me Svegliarsi a Roma è un pezzo fatto per unire. Siamo personalità differenti, con immaginari diversi, diverse età e storie diverse. Ma siamo tutti accomunati dal senso di appartenenza.
Danno rappresenta il rap in Italia, oltre che a Roma.
Gianni, secondo me, è il rapper che attualmente più rappresenta la romanità in assoluto, il suo percorso parla da solo e credo che per i ragazzi di Roma sia un punto di riferimento.
Icaro, è un talento eccezionale di cui presto tutti si accorgeranno, ha una voce unica ed è stato fondamentale per il pezzo.
Io e Kam volevamo tirare tutti fuori dalla comfort zone e sfidarci sulla creazione di un brano mai ascoltato prima. Speriamo di esserci riusciti e che il pubblico apprezzi.
Le produzioni invece sono comunque in linea con il mood classico del disco il risultato è unlavoro completo e vario … è stato difficile creare l’atmosfera giusta per fare quadrare tutti i brani?
Il lavoro che ha fatto Kamyar su questo disco è qualcosa di incredibile, e con lui i guest producer. Per me è stato veramente interessante lavorare con una persona che considerava i brani come qualcosa di unico e devo dirti che mi ha dato supporto anche nella scelta delle barre migliori e su qualche linea melodica. Un’esperienza anche faticosa a tratti, ma per me assolutamente rivoluzionaria. Devo ringraziare anche Eugenio Feliziani che ha curato il recording, il lavoro maniacale che abbiamo fatto sulle voci ci ha ripagato, e Edoardo Ghigo (EDG MIX) che ha mixato e masterizzato il disco a Nashville, negli stati uniti. Un team fortissimo per un sound che mi piace definire il NOSTRO.
Questo è un disco che riflette un percorso personale nei testi racconti tanti episodi e spaccati di vita che ti hanno formato e reso l’artista che sei diventato… c’è un messaggio in particolare che vuoi trasmettere magari a chi ha appena iniziato a fare rap?
Credo che viviamo un’era dove il tutto e subito e l’ascensore velocissimo la fanno da padroni. Io ho imparato che la musica, come la vita, è un percorso fatto di scale da salire una ad una. Il vuoto dilagante che ci circonda, tra Tik Tok e i social, ha tolto senso alla musica e ha prodotto una cultura egoistica del consumo che non mi rappresenta, ma di cui sono parte anch’io.
Il mio consiglio è di spingere forte e di avere pazienza. Il riconoscimento (payback) deve essere prima di tutto personale, e alla fine arriverà anche il risultato, è solo questione di consistenza, di avere il team giusto intorno e di essere credibili con chi lavora con te.
Benvenuti nella Payback Season. 😉
Intervista di Valeria Giudicotti a Rak.
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