Intervista al Do Your Thang

Il Do Your Thang è un collettivo romano, composto da 7 rapper e 4 producer, che ha pubblicato il primo album di gruppo, intitolato “Gang Theory”, nelle scorse settimane. Proprio in occasione dell’uscita del lavoro, abbiamo fatto alcune domande ai membri del Do Your Thang, per approfondire la loro realtà e “Gang Theory”.

• Ci troviamo a parlare del vostro nuovo lavoro, “Gang Theory”, frutto della creatività e delle idee di ben 11 artisti diversi. È stato facile unire le visioni di tutte queste persone?

Dopo tanti anni di palchi insieme abbiamo sentito il forte bisogno di raccontarci attraverso questo disco, quindi anche se tutti noi abbiamo la nostra singolare visione, il processo di creazione è stato molto genuino perché avevamo una missione comune. Non è stato semplicissimo, ma ognuno di noi, con i suoi tempi e metodi, ha dato il suo miglior contributo.

• Nonostante le diverse teste che ci hanno lavorato, “Gang Theory” secondo me ha una sua identità ben definita, sia come suono che come scrittura. Per voi siete riusciti a mostrare tutti i lati del vostro stile e delle vostre personalità?

Probabilmente no, è difficile riassumere così tante influenze in un solo progetto ma comunque ci siamo andati vicini perché oltre al rap sono presenti tanti generi e sfumature diverse ed era quello che volevamo mostrare da sempre. Nel nostro primissimo singolo “Neva HRD” uscito nel 2015, William Pascal diceva “siamo il suono di un icosaedro”…ora non vediamo l’ora di tornare in studio per far luce su qualche lato in più.

• Quanto ci avete messo a realizzare “Gang Theory”?

I tempi di produzione e scrittura si sono dilatati parecchio a causa della pandemia che ci ha tenuti a distanza in un momento cruciale. Con un po’ di fatica siamo ritornati in carreggiata e si può dire che nell’arco di circa un anno il progetto ha preso vita nella sua interezza.

• Nello scorrere dell’album le vostre punchlines spesso sono indirizzate ad una certa parte della scena. Come valutate voi lo stato del rap italiano in questo momento?

Da quando abbiamo iniziato a suonare col nome “Do Your Thang” ci siamo sempre voluti imporre senza falsa modestia come un’alternativa alla scena, in quanto raramente ci siamo sentiti rappresentati da essa. Negli anni abbiamo visto cambiare tante cose (sound, attitudine, estetica ecc..) e rimanere al passo con i tempi mantenendo la coerenza intatta è stata la sfida più difficile per chi come noi si è vissuto questo tsunami in piena corsa. Il rap italiano oggi è decisamente in fermento e ne siamo contenti, noi però siamo sempre una cosa a parte!

Passando agli ospiti, cosa ha significato, specialmente per voi che siete di Roma, avere i Colle Der Fomento nel vostro album?

Sicuramente motivo di grande orgoglio, tutti noi siamo cresciuti ascoltando i loro dischi ed è stato un vero onore poterci collaborare. Con tutti gli ospiti, oltre che una stima artistica reciproca, si è creato un bel rapporto umano e ne siamo molto soddisfatti.

• “San Fierro” forse é il pezzo più particolare dell’album e ha la particolarità di essere un brano multilingua. Come è nata questa idea?

A parte qualche cambio in corsa, avevamo già deciso a tavolino come suddividerci di brano in brano per creare un buon equilibrio di combo all’interno della tracklist. Ogni volta entravamo in studio con alcune idee e reference specifiche, per “San Fierro” è bastato un attimo di brainstorming alcolico direttamente la notte prima della session: visto che William Pascal scrive anche in francese e che Swed scrive anche in spagnolo, abbiamo pensato di fare un pezzo world music alla Manu Chao, che potesse lambire più linguaggi.

Sicuramente è uno degli esperimenti più divertenti e più riusciti dell’album.

Se doveste presentare questo album facendo ascoltare solo un brano estratto da esso, quale scegliereste?

Probabilmente “Posse”, che è l’ultimo brano al quale abbiamo lavorato e che racchiude un po’ il nostro universo e la nostra teoria di gang…ma il disco va ascoltato tutto 😀

• La realtà Do Your Thang ha già quasi 10 anni. Nell’ultimo decennio la scena è cambiata molto e i suoi valori pure. Voi avete uno slogan, un mantra, o dei valori che vi imponete di rispettare come collettivo per restare ciò che siete?

Il nostro nome è il motto che ci porteremo dentro a vita, “fai la tua cosa” a prescindere dalla scena, dai valori, dal mercato. Il mantra della family è sempre stato questo.

Intervista di Matteo Pinamonte.

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