Abbiamo fatto alcune domande a Nashley, artista vicentino che ha pubblicato recentemente “OSIRIDE”, il suo nuovo album, in cui ospita artisti come Fasma e Jake La Furia.
I titoli degli album spesso e volentieri richiamano qualcosa di molto importante per l’artista, nel tuo caso “Osiride” cosa rappresenta?
Osiride rappresenta il cambiamento, la rinascita. Il mito egizio narra di un uomo che, dopo essere stato ucciso dal fratello invidioso di lui, rinasce dal Nilo in una forma migliore, in qualcosa di più bello e grande.
In “Catene” dici che scrivi per sentirti vivo e non per fare due soldi. Ti sei sentito vivo durante tutte le fasi di realizzazione di questo album? Come si batte il blocco dello scrittore?
Mi sento vivo quando faccio musica, quando l’ascolto, quando la scrivo. La musica per me è una fonte d’ispirazione perenne, senza di lei probabilmente una parte di me sarebbe vuota. Per quanto riguarda il blocco dello scrittore credo sia una cosa che capita più di quanto si possa pensare, a me sarà capitato almeno 2 volte nell’ultimo anno e mezzo. Come si combatte? Non si combatte, va accettata e va dato tempo.
All’interno del disco troviamo cinque featuring tra cui Anna Tatangelo e Jake La Furia, come sono nate queste due collaborazioni?
Sono tutte nate in maniera genuina e sincera. Ho cercato di scegliere 5 nomi che più rispecchiavano l’immaginario del disco e l’immaginario della mia musica. Sia con Jake sia con Anna sono nate grazie ad amici in comune, devo ancora incontrarli di persona ma spero di farlo presto. Si sono rivelati artisti pazzeschi e fuoriclasse!
Movimento, producer con cui collabori da ormai un po’ di tempo, ha curato tutte le produzioni tranne “Goodbye”, come ti sei trovato a lavorare con lui per tutto il disco?
Tranne Goodbye e Rosa, ti correggo. Vincenzo (Movimento) si è rivelato tanto un amico quanto un produttore fenomenale. Alla sua età può tranquillamente affiancarsi a produttori da enormi carriere senza troppi problemi. L’ho conosciuto un paio d’anni fa qui a Vicenza, sto cercando di “portarlo sotto la mia ala” per fargli fare grandi cose. Sono onorato e felice che mi abbia curato il 90% del disco e probabilmente sarà così anche con il prossimo. Gli devo tanto.
La copertina del progetto ti ritrae con delle lacrime e un dito d’oro, cosa simboleggia e com’è nata questa idea?
Quest’idea nasce principalmente per rappresentare graficamente il mito del titolo, quindi un mito egizio. In realtà uno dei contrasti più importanti che abbiamo voluto dare è stato l’utilizzo dell’oro, non più come un’ostentazione (come si può utilizzare nel rap o nella trap) ma puramente a scopo di bellezza, di grandezza e di eleganza.
Il tuo ultimo album “Real” risale a quattro anni fa, quando hai deciso di fare un nuovo album e quanto hai impiegato a realizzarlo?
Il mio manager mi cita sempre una frase che voglio riportarvi: a scrivere il primo disco ogni artista ci mette esattamente il tempo che ha vissuto, dall’anno zero. Ovviamente hai una vita da raccontare, migliaia e migliaia di argomenti e situazioni. A scrivere il secondo, beh.. hai più o meno un paio di anni, quindi chiaramente la situazione è molto più complessa! Diciamo che, appunto, Osiride è nato in poco più di un anno e mezzo, tra provini scartati e centinaia di ore in studio.
Ci sono state delle collaborazioni che avresti voluto avere nel disco ma che non sei riuscito a portare a termine?
Premetto che sono molto soddisfatto di tutte le collaborazioni che ho nell’album, ma se dovessi cercare l’ago nel pagliaio direi che l’unica cosa che avrei voluto in più sarebbe stato un big del mondo Indie.
A novembre 2020 hai collaborato con Tancredi e ora lo hai nel tuo album, cosa pensi di aver visto in lui che gli altri non avevano visto?
Tancre secondo me ha qualcosa in più, l’ho sempre detto. Anche ad Amici, a parer mio, aveva il suo modo di spiccare più degli altri. Non so di preciso che cosa sia, ma oltre all’enorme talento forse ha quel movimento funky dentro di sé che mi fa impazzire e un carisma da invidiare.
Con questo album a che punto pensi di essere arrivato della tua crescita artistica e quali obiettivi vorresti raggiungere?
Non saprei dire a che punto sono, sicuramente sono all’inizio degli inizi, ma devo dire che le fondamenta del mio lato artistico si stanno consolidando molto bene, sono molto soddisfatto. Uno dei miei obbiettivi è sicuramente continuare a scalare lentamente questa montagna chiamata successo, non mi piace correre, non ti godi nulla. Preferisco essere in salita per vent’anni che rimanere in vetta per due.
Intervista di Leonardo Lupi e Matteo Pinamonte.
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