Mattia di Bella, in arte Young Rame, nasce nel 1998 e cresce nella zona 6 di Milano, nella Barona. Sin da piccolo viene su con il mito di Marracash, tra l’altro rapper del suo stesso quartiere, e soprattutto grazie alla sua musica, si avvicina al freestyle all’età di 12 anni circa.

Nel 2015 elabora dei lavori tanto acerbi quanto pieni di grinta, quali “BA mixtape” e “Oro Rosso Ep”. Nel 2017 firma per l’etichetta “Indomabili music” e nello stesso anno esce con “Plata o Plomo”, uno dei suoi primi singoli più conosciuti. A metà del 2018 rilascia la sua vera e propria hit, intitolata “Kalashnikov”, che vanta quasi 8 milioni di streaming su spotify, seguita da “Suburra”, un singolo in collaborazione con Guè Pequeno. Nel 2019 esce 3/4, un album interamente dedicato al concept street che vede al suo interno la presenza di Philip, Quentin 40, Mv Killa e del già citato Guè.

Il 2020 è l’anno della sua consacrazione, avvenuta attraverso due singoli pesantissimi. Il primo in collaborazione con Marracash, dal titolo “Barona”, è un inno alla zona milanese e al loro quartiere. Ed il secondo all’interno di Mr. Fini, album di Guè Pequeno, chiamato “Giacomo”, è un accurato storytelling della vita di un qualsiasi ragazzo di strada. Preceduto da singoli come “John Gotti”, il 30 luglio 2020 viene rilasciato un secondo album di 11 brani, “Le Jeune Simba” che vanta le illustri presenze di Jake La Furia, Emis Killa e Speranza. Da citare anche le collaborazioni con Neima Ezza in “Ultras” (prod. Big Fish) e la hit con Jamil e Mboss, dal titolo “Camminiamo Chill”.

L’ultimo singolo di Young Rame, “Finti Buoni”, si riallaccia ad un filone street molto aggressivo che caratterizza da sempre i testi di Young Rame. Un racconto fotografico della propria realtà di strada, senza mai esaltarla ed innalzarla a giusta, bensì una denuncia delle condizioni di determinate zone, affiancata dalla voglia matta di un giovane di provincia di mangiare il mondo. Questo e molto altro è Rame, un prospetto su cui puntare sin da subito, oltre che per il futuro.

Articolo di Giuseppe Francesca.

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