“I’ve been chewed up and spit out and booed off stage/ But I kept rhymin’ and stepped right in the next cypher”. Questa citazione è tratta dalla terza strofa di “Lose yourself” di Eminem, brano che non penso vada presentato, e che ci da modo di introdurre degnamente il tema dei Cypher. Questi sono, per l’appunto, dei raduni di freestylers, beatboxers e/o breakdancers disposti in cerchio, con la funzione di esibirsi a turni all’interno di questo, molto spesso dando vita anche a delle battles. Spesso rappresentano la gavetta vera e propria dell’artista. Probabilmente non esiste cosa più Hip Hop.
Qualche settimana fa, i Dead Poets 2.0, hanno reso disponibile i loro Cypher sui servizi streaming nel formato di un EP. Nessuna di queste tracce è inedita, in quanto erano già disponibili su YouTube con i rispettivi video. Il gruppo, composto dal produttore Dj Fastcut e dagli MC Sgravo, Wiser Keegan, Mattak e Funky Nano più Brain, Lord Madness e Omega, ha girato l’Europa negli ultimi due anni dedicando un Cypher ad ogni località. In ordine, infatti, i video pubblicati sono quelli di: Londra, Amsterdam, Svizzera, Roma e Barcellona. Nella traccia romana sono presenti, inoltre, due ospiti illustri, Suarez ed Il Turco.
Nel caso qualcuno non conoscesse il progetto, abbiamo chiesto a Wiser Keegan come si fosse formato il gruppo e come sia nato il concept dei cypher in giro per l’Europa, il quale ci ha gentilmente risposto: “i “DeadPoets 2.0” sono nati dall’esigenza di portare un certo tipo di rap in giro per l’Italia e per il mondo. Una sera capitò l’occasione per me, Sgravo e DjFastcut di condividere il palco con Mattak e FunkyNano a Perugia (noi 3 già conoscevamo Funky Nano e Mattak perchè avevamo rappato insieme a Roma per la presentazione di “Dead Poets” di Dj Fastcut…ma diciamo che c’erano anche altri 20 artisti e non c’era stata maniera di legare come quella sera a Perugia). Da lì e stato amore a prima sbronza … e con il prezioso aiuto di un collettivo di nome TruePassion, che ha curato spostamenti, video e vari dettagli, siamo riusciti a portare il nostro rap anche fuori dallo stivale.”
La sensazione dopo la visione di ogni video, dopo l’ascolto di ogni traccia, è sempre la stessa: si percepisce un enorme attaccamento al genere da parte del gruppo. La coesione dei Dead Poets 2.0 è chiara, evidente. Si respira un’aria pulita, di spontaneità, di sincerità, ma soprattutto si percepisce tanto divertimento, vitale in un progetto del genere. L’augurio è che possano continuare a lavorare con la stessa filosofia incrementando sempre di più il loro seguito. Consigliamo vivamente l’ascolto dell’EP e la visione dei rispettivi video.
Articolo di Francesco Pannunzio.
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